26 April 2013

Mamma a tempo pieno ?

Della serie Parole da incorniciare, per guardarle a lungo e rifletterci parecchio. Parole proprio importanti, utili, inspirational o semplicemente belle. Mentre il blog scorre via, per definizione, provo a farne istantanee che so un giorno avrò voglia di riguardare.



qualche giorno fa scriveva del lasciare il lavoro per dedicarsi a fare la mamma a tempo pieno. Cito solo la fine del post. Che è un post bellissimo che mi ha toccato un po' di corde critiche per così dire.  
Forse è vero, forse una donna che sceglie di non essere indipendente economicamente decide di mettersi nelle mani di un uomo. Il fatto, però, è che una donna, con tutti i suoi sogni, in due mani non ci sta. E allora preferisco pensare alle braccia di quest'uomo. Braccia che stringono, e accolgono, e sostengono. Senza essere proprietarie.

23 April 2013

Dis-onesti, di default proprio

Scenario 1) 
Mi hanno fatto firmare il contratto di lavoro quasi last minute. Dopo l'offerta tutto ha taciuto per più di un mese. Ho dovuto chiamare io per sapere se avevano intenzione di farmi firmare qualcosa prima di cominciare. Trattasi di grosso ente pubblico. Fissato finalmente un appuntamento per sta benedetta firma, ho chiesto che intanto il contratto mi venisse mandato per email.  Niente. Scrivo email per ricordarlo. Ignorata. Ad un giorno dall'appuntamento ritelefono alla tizia che si occupa del mio dossier. Le domando di nuovo se può mandarmelo. E lei mi dice che non può mandarlo se non è firmato (ma allora a quel punto sono venuta a firmarlo e me ne avrai dato una copia, che me lo mandi a fare?) Mi chiede persino perchè lo voglio. Sai com'è non ho niente da leggere, avrei voglia di risponderle. Le dico che non mi è mai successa una cosa del genere e che sono stupita. Mi dice sa è capitato di gente che ha fatto frodi...
Ma tipo poi? Neanche la fantasia mi aiuta.


Scenario 2)
Giusto il lunedì della quarta settimana di lavoro, con logistica ciclo-automobilistica difficile (e pure un po' politica) tutta incentrata su un cazzo di telecomandino per l'accesso al garage (e quindi macchina e biciclette tutte) che non ci vogliono rilasciare in duplice copia, ci accorgiamo che nel week end ci hanno rubato dalla macchina (probabilmente lsciata aperta per sbaglio.. ah noi ingenui) il GPS, chiamato fantatosiamente Tom, anche se di modello generico, ma soprattutto il fottuto telecomando. Divento scurrile, lo so... Insomma quando comincio l'iter di telefonate per risolvere e ottenerne una nuova copia, mi metto a ri-insistere di nuovo che ce ne lascino 2 così non siamo obbligati a lasciarlo in macchina e evitiamo che ce lo rubino di nuovo. Niente.  
Squa: Ma mi scusi mi spiega perchè se le ottanta euro le dico che ce le metto io lei continua a dirmi no?
Omino NO: Perchè poi voi entrate con due macchine nel garage.
Si vambonu, dicono al mio paese natale, secondo te io con tutto sto teatrino ciclo-politico che c'ho in seno ora voglio pure una seconda macchina da piazzare?  Ora lascio perdere o sollevo mari e monti ?


Bonus)
Ci sarebbe un ulteriore scenario di Squabus e chercheur che si beccano una multa sul tram perchè colti con biglietto-carnet-da-dieci-viaggi non timbrato, perchè la macchinetta non lo vuole timbrare e quindi diligentemente (credevo io) obliterato a penna, poi rivelatosi -il suddetto carnet- non timbrabile dall'ultima macchinetta che pareva pigra, perchè una collega sua macchinetta in un'altra giornata era rotta, lei sì, e non aveva obliterato. Che fatica. I controllori, che tutto possono leggere anche in un biglietto non timbrato da quella macchinetta che le mancava l'inchiostro, risolvono il puzzle, e però noi per default siamo disonesti e quindi la multa ce la fanno comunque. Ah la France.
Ma su questo scenario Squabus e chercheur hanno litigato già talmente che meglio sorvolare.



(Im)Morale
Negli incontri-scontri con la burocrazia francese, succede continuamente che una richiesta che facciamo e che a noi pare del tutto normale venga trattata come bislacca e pure maliziosa direi.
L'ha detto bene il chercheur : dopo due anni di Stati Uniti e quattro di Olanda siamo abituati ad essere trattati come persone oneste, fino a prova contraria. In Francia ci trattano come persone disoneste a prescindere. E non so se neppure vale poi la prova contraria.

Non so mica se mi abituo a questa cosa qui. E' a dire poco irritevole e fastidiante.

18 April 2013

Fathers are just as good as mothers... + ref 2

Il chercheur, si sa, legge Nature a colazione. E se no che chercheur è? Nature è una delle riviste scientifiche più prestigiose, dove pubblicano i più grandi scienziati del mondo (cit).

Io invece gli racconto delle interessanti letture che faccio su Genitori Crescono e per esempio del temone di questo mese  (scelte genitoriali e stili di accudimento facile facile, no?). Nei commenti ai post ospitati sul tema, a cura della psicologa Elena Sardo  (qui: Attaccamento, qui: Base sicura e limiti e qui: Assetto materno, P.S. qui: I vizi dei bambini e...),  ci sono state diverse osservazioni sul fatto che  la "figura primaria di accudimento”  nella letteratura è -o per lo meno sembra- automaticamente associata alla mamma, anche se la società evolve e di padri che si occupano dei figli per così dire in primissima linea ce ne sono e sempre di più. Il tema mi interessa moltissimo.
 
Ieri mattina il chercheur mi ha mandato il link ad un articolo comparso su Nature communication, che è una rivista spin-off di Nature, appunto. L'articolo titola:  I papà sono bravi tanto quanto le mamme a riconoscere il pianto dei bambini. Non sono un'etologa o una psicologa come i ricercatori che hanno fatto lo studio e pubblicato il paper, però avendo accesso al giornale ;)  ho pensato di leggerlo e condividere e tradurre almeno l'abstract, per chi in inglese non c'ha voglia. Non sono una specialista del campo e non sono una traduttrice (ma quanto è difficile?) mi si perdoni la grossolanità. Se qualcuno vuole fare meglio è benvenuto :)

17 April 2013

C'era una volta un burnout

Quando ho postato il primo post del ripostiglio ero un po' titubante. Leggo sempre con partecipazione le storie degli altri, ma si sa gli altri sono altri, le storie proprie sono un'altra cosa. Contano meno. E finisce che la timidezza, l'insicurezza ...l'idiozia.... ci ammutoliscano. Certo che si racconta soprattutto per sè, per fare chiarezza, per metabolizzare e "purificarsi". Però sapere che attraverso il racconto di sè si può fare un cammino insieme ad altri aiuta. Incoraggia alla condivisione.
E quindi devo ringraziare le persone che mi hanno scritto dicendomi che capivano. Che pure loro. Che avevano voglia di un confronto, perchè -chissà- leggere la mia storia potrebbe fare loro bene. Mi hanno dato il coraggio ed un motivo in più per raccontare. Ecco perchè provo a continuare.

La mia storia non è esattamente di burnout. O per lo meno non soltanto. Ci è però passata attraverso.
Il burnout è stata una comparsa che ha aiutato il personaggio principale a chiedere aiuto. Guardando indietro la strada percorsa posso dire con cognizione di causa che ne aveva un gran bisogno.

15 April 2013

Il domandone - Il chercheur recruta II

Il chercheur di questi tempi recruta, come raccontavo qualche tempo fa.

Il processo di recrutamento -che mi sovviene solo ora essere forse un francesismo, forse in italiano si dice più propiamente assunzione?- è uno dei soggetti di conversazione più gettonati nelle cene a casa De Chercheurs. Che poi sarebbe casa nostra. Come ho già raccontato il chercheur è tormentatissimo. Dopo essere stato sommerso da email da tutto il mondo e oltre, ha fatto una prima selezione. Ha contattato le referenze di coloro che avevano passato il turno e -proprio letteralmente tormentato- si è messo a vagliare i nuovi elementi. L'empatia non manca, visto che fino a poco tempo fa c'eravamo noi in quei panni. (Ops, io ci sono ancora, o meglio ci sarò di nuovo dopo questa ennesima finestrella di precarietà.)

Insomma con tutta l'emozione della sua prima volta il chercheur ha selezionato the best candidates, ossia coloro che potevano aspirare ad essere i più grandi scienziati in fieri del mondo, e li ha convocati per un colloquio via skype. Ha interrogato il dio google su come condurre il colloquio e quali domande fare. Ogni giorno di colloquio le nostre conversazioni si facevano fitte. E cosa le hai domandato? E lei che ha risposto? (tutte di sesso femminino le candidate, mi devo preoccupare?) Che impressione ti ha fatto? Aspettavo il resoconto neanche fosse una soap-opera.

La sua domanda preferita è una domanda facile-facile(!) che un professorone canadese fece a lui medesimo anni or sono quando cercava fortuna sul triangolo Canada, Spagna, Olanda mentre squabus quasi finiva al Virginia Tech. Alla fine vinse l'Olanda, Squabus scappò dalla Virginia prima ancora di arrivarci e lo seguì di ritorno dal capo del mondo. Romanticismo puro.
Il professorone canadese fece al chercheur, che allora era solo fisico e non ancora bio, il domandone: se tu avessi ogni  mezzo possibile a tua disposizione, senza limiti in termini tecnici e in termini economici, quali sono le tre domande scientifiche -anche fuori dal tuo stretto dominio di competenza- alle quali vorresti trovare una risposta. Ora questa  è una domanda molto aperta, apertissima, che in un sol colpo (o tre se vogliamo) mira a valutare il candidato in temrini di cultura scientifica nella propria materia, di cultura scientifica in generale, di interessi, di curiosità, di intelligenza o meglio intelligenze, chè mica ne esiste una sola... E il tutto senza fare domande specifiche che possano risultare imbarazzanti. E' una domanda eccezionale. (Ed io tra parentesi la sto spifferando impunemente, non andate a  dirgliela ai candidati che quelli poi si preparano e allora non vale. La domanda va fatta a bruciapelo). Le risposte a volte sono anche esilaranti. E bisogna dire che sembra aiutino parecchio a discriminare i candidati.

Ora, domani arriva a Montepello la prima candidata che ha superato anche il secondo turno. Il chercheur ne era così entusiasta già a priori che in un'ora e passa di colloquio via skype si è dimenticato di farle il domandone. Io gli ho detto che non è possibile, che non ci può trattare così, e che domani assolutamente le deve fare il domandone. Mica possiamo assumerla così senza elementi concreti.

Si ricorderà di fargliela? E soprattutto cosa risponderà lei? Is she the One?

14 April 2013

Ciclo-politica


Il chercheur ha dei lati minimal-integralisti, come raccontavo anche in quel post noiosissimo sulla logistica casa-nido-lavoro (volendo anche in quel vecchissimo post dove dicevo delle gioie e dolori di un forno nudo - e di come andai a fare i miei colloqui di lavoro olandesi da un campeggio, con tanto di fila per la doccia....).

Il più delle volte ci troviamo d'accordo e condividiamo felicemente gli integralismi. Quello del momento è legato appunto al tragitto casa-nido-(casa)-lavoro per lui e casa-lavoro-(casa)-nido per me.

10 April 2013

S-postati o Ri-postati altrimenti detto il Ripostiglio

L'ho chiamato il ripostiglio per un gioco di parole: ri-post-iglio. E anche per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. O anche che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

Questo che ri-posto, con solo qualche taglio, è stato scritto tre anni e un po' fa...


ap-proposito di buoni propositi

...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Invece ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. Cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni. Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa.

Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. [...]
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona, mi ha detto. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. 


Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ancora rido a pensarci. Che patata.
 

 Squa 19/1/2010



Post Scriptum
Qualche mese dopo ero ridotta in uno stato che mi hanno detto essere burnout.  In realtà era solo l'iceberg poco appuntito di un universo sotterraneo che reclamava attenzione.  Comunque siano andate le cose dopo, resta la bellezza di quel momento in cui bevevo la vita a grandi sorsi e mi sentivo pervasa di energia. Un'energia che allora non sono stata capace di incanalare. Non è detto che un giorno non ci riesca, e me la voglio ricordare.

 

07 April 2013

nasce il ripostiglio

Questo blog è nato in Francia. L'ho portato con me negli Stati Uniti, poi in Olanda, poi l'ho messo di nuovo in valigia e ce ne siamo tornati in Francia. Alla fine del 2013, zitto-zitto,  compirà 8 anni.

Mi fa molta impressione pensarlo perché è rimasto a lunghissimo un diario che era sì pubblico, ma neanche poi davvero, in fondo.  Non cercavo links -blogspot non aveva ancora i followers, o se ce li aveva io non li conoscevo. Leggevo molti altri blog, ma non commentavo e me ne stavo nel mio cantuccio. Volevo scrivere, quello sì,  ma in qualche modo non ero pronta per un vero confronto. Insomma c'avevo un blog, ma  non ero mica pronta a fare blog, che alla fine significa soprattutto confrontarsi.
Recentemente ho riletto Squabus da cima a fondo. Ho sistemato un poco le etichette, ho raccolto quel che mi è più simpatico sotto l'etichetta piezz 'e core.  Ci sono cose che avrei voluto cancellare, ma poi non ho fatto. Non ci sono cose che avrei voluto ma non ho postato. Da qualche tempo mi è chiaro che qualcosa è cambiato ed è ancora in corso di cambiamento. Non è la prima fase metablogica e sicuramente ne verranno altre, ognuna diversa. Ogni volta è un po' come se dovessi decidere se liberare Squabus (e cioè chiudere il blog). Ecco, ancora una volta, non sono pronta. Forse invece finalmente sono pronta a farlo questo blog. Il prossimo sarà il trecentesimo post  e voglio farne una cosa simbolica. Creo un ripostiglio.

Volevo, non volevo essere letta. Forse il *pudore* mi ha fatto perdere molto più di quanto avrei potuto *avere* (ma non è la parola che cerco) andando oltre la timidezza e l'insicurezza.  Quel che mi bloccava era il fantasma di un'intimità che non volevo tradire. O forse la vergogna. 
C'è un pensiero che sento prendere forma. Per quanto si possa raccontare, per quanto private possano apparire le cose che si scrivono,  l'intimità si trova oltre ogni cosa dicibile. Tutto quel che si riesce a dire è condivisibile, per sua natura. Incondivisibile è invece l'ignoto, sul quale è importante lavorare, soprattutto se fa paura.
Quanta più paura fanno i contorni della nostra intimità dicibile, tanto più importante e fondamentale  sarà la catarsi. Scriverne.

Così è nato il ripostiglio.


Post Scriptum
L'ho chiamato il ripostiglio per un gioco di parole: ri-post-iglio.
O anche RIP-ost-IGLIO.
Ma soprattutto per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. Oppure che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

Fanno parte del ripostiglio:

Ne faranno mai parte?
  • Perdonare il sollievo  - un post spostato e difficile

04 April 2013

attaccamento

Un post che vola lontano, solo perchè mi fa fastidio lasciare quello di sotto, che sembra un post sterile, tecnicistico, vuoto di sentimenti. Quando invece...
Forse un post a rischio di nevrosi e totally control-freak, quello sì. 

Sono quasi in ritardo, però volevo venire a cambiare pagina. La logistica è importante, ma ci sono cose di gran lunga più importanti. La mia mente ora è sintonizzata qui (e non vedo l'ora di avere tempo e calma per tornarci) e al tema del mese del blogstorming, che altro che tema del mese... tema della vita, direi.

02 April 2013

Logi(sti)ca-mente

Vacanza finita :(

Una vacanza che ha fatto bene più all'umore che al corpo. Non è che ci siamo riposati più di tanto, non siamo riusciti neppure a fare troppe chiacchiere adulte, complice anche la presenza di bimbe nottambule. Però il Pistacchio si è sicuramente rifatto della quattordicigiorni di clausura. Ha riso e sorriso agli zii, alle bimbe e al cagnetto Iuppidù, con pura gioia. E' tornato la maschera della felicità. Noi stanchi ma felici, soprattutto per lui devo dire. Il potere della comunità sullo spirito, si diceva poc'anzi.

Domani si torna al lavoro – per me dopo 6 mesi di pausa. Ed eccomi tornata alle mie riflessioni. Sto pensando che la logistica fa tanto, credo che abbia addirittura a che fare con la felicità. E se non proprio con la felicità, con la serenità che permette di potersi godere una felicità che magari c'è ma non si estrinseca sempre come si deve.