29 May 2015

Rimettersi in gioco

ha molto senso questa espressione

ed è la cosa più difficile quando sei tutta accartocciata su te stessa

Non stai mica poi così male, se resti in disparte, in silenzio, in penombra

Per nulla male. Anzi senti l'energia del cosmo e la gioia delle piccole cose.

Ma di giocare ne hai punto voglia, soprattutto con altri esseri umani fuori di lì

Sarà la fragilità, la paura, il disorientamento

Rimettersi in gioco ed accettare la leggerezza, 

Fare, dire cose "normali", leggere, gioiose, semplici



Lo sfasamento, il dolore delgi altri, perchè si smette di chiedere aiuto,  

conflitto di lealtà

queste sono le cose su cui rifletti.


Di gioco non c'è ombra, eppure vorresti capire da dove si inizia

come si smette di avere paura

5 comments:

  1. Non si se si possa smettere di avere paura. Io non ho smesso. Mi chiude le palpebre la sera sul cuscino, alberga nei miei sogni agitati e confusi, me la trovo davanti al mattino nel caffellatte. È qui, ogni giorno. Non so scacciarla. Cerco di conviverci, cerco di impedirle di mangiarsi anche altro. Cerco di farmi beffe di lei, quando sto particolarmente bene. Faccio la sbruffona con lei: guarda quante cose belle ho comunque io, le dico. A volte fingo di ignorarla, di esserle indifferente, come un ospite sgradito che vuoi far sentire di troppo. Altre volte provo a guardarla dritto in faccia, ma ammetto di non riuscire a reggere il suo sguardo. Mi giro dall'altra parte e cerco altro. Quel po' di leggerezza per me in questo momento è sopravvivenza. Ma tutto questo cara Squa, non è una risposta alla tua domanda. Risposte non ne ho. Però ti abbraccio, sempre tanto.

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  2. Mi tocca molto da vicino il tuo post Squa..molto..
    Uniamo anche le lacerazioni al tutto e allora ti ammucchi , ti ritiri su te tessa , spesso prendi la via della luce e cerchi di andare avanti a passettini per "rimetterti in gioco"..
    Se ce la faccio te lo dico..
    Mi sono iscritta , spero in un tuo ricambio, grazie
    Un abbraccio forte
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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  3. "Non stai mica poi così male, se resti in disparte, in silenzio, in penombra" quanto mi ci ritrovo, specie oggi. Un grande abbraccio, cara

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  4. Purtroppo, temo, che nell’espressione “rimettersi in gioco” il gioco, nel senso di attività giocosa, non c’entri proprio niente. Mi hai messo la curiosità e sono andato a cercare tra le definizioni dei vocabolari e rappresenterebbe il senso figurato di “rischiare”. Quindi molto ma molto lontano dall’idea del gioco. Si rischia e, quindi, è normale, e forse un bene, avere paura.
    Non so, forse bisognerebbe dirselo più spesso tra persone che tutti abbiamo paura, in fondo. Certo, presuppone una grande apertura verso l’altro. Probabilmente la maggiore difficoltà di dire che si ha paura è proprio nei confronti di noi stessi.
    Credo che non si smetta mai di aver paura, che lo si voglia ammettere o no.
    Mi viene in mente il titolo di un film “Quando sei nato non puoi più nasconderti”.

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  5. mettersi in gioco è un termine equivoco. nella mia accezione non ha niente di ludico, piuttosto è un offrirsi coraggiosamente agli altri, accettarne critiche e richieste d'aiuto, mostrare la propria disponibilità all'ascolto e all'intervento, rientrare insomma nella giostra comune (giostra, altro termine per me non tanto gioioso)
    ml

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova