25 April 2014

Gare de Lyon

una partirà in tarda serata dal nord della Francia, dal paese des Ch'tis, dove lq gente é dqvvero deliziosa! Lei é colei che in questo blog é stata chiamata la "dottoranda portoghese", una potenza della natura, tutto pepe, pochi fronzoli, tanta gioia di vivere, poche menate nonostante certe batoste che la vita deve averle riservato. Lo si intuisce, tra le righe, mentre lei inneggia alla vita e alle cose belle. Di se stessa dice che é vanesia. Che è vero, ma é anche e soprattutto una persona dalla rara rarissima capacità di esserci sempre, comunque, sempre e comunque. Mica una cosa comune

Le altre due, dette Minuta e Spilunga, partiranno tra poco dal paese olandico dove ancora vivono (...sospiro...) in due città divise da appena 15 minuti di treno. Si sono conosciute nell'accademia del paesello medievale, come tutte, solo che loro due hanno avuto i loro bravi scontri, accademici, appunto, che hanno rischiato di compromettere quel meraviglioso cameratismo che si era creato tra  tutte. Senza di loro in armonia niente sarebbe più stato lo stesso. Non ringraziero' mai abbastanza la buona stella che le guida, sono state brave a superare gli screzi, perché sono due persone eccezionali. E grazie alla loro eccezionalità il gruppetto é ancora li', diviso dalla geografia, riunito a volte, non sempre, da uazzap, pronto per ricongiungersi un'altra volta e poi ancora di nuovo.

La quarta e ultima, quella mamma, partirà dal sud della Francia alle 18.24. E non sta nella pelle per l'emozione. Di un viaggio in treno, di paesaggio che scorre, di tempo per pensare, magari scrivere. Di cuore per parlare, ascoltare, meravigliarsi, emozionarsi insieme.



Tre si incontreranno sul treno e arriveranno alla gare du Nord, l'altra, eccola, arriverà in gare de Lyon e dopo 15 minuti di passeggiata parigina le incontrerà nell'appartamento che hanno affittato per l'occasione. 

 
Si erano viste l'ultima volta tutte insieme a febbraio del 2013, quella dal sud della Francia  era stata svezzata da poche settimane. In appena una settimana quel Pistacchietto la aveva guidata anche abbastanza rapidamente dalla tetta al biberon only.
Quella mamma là era rimasta inebetita dalla facilità con cui il suo pargolo aveva fatto il passo. Estasiata, meravigliata, fiera di lui e immensamente triste per la fine di un'era meravigliosa, di quel contatto celestiale. Aveva pianto molto, al sienzio, in un angolo buio e solitario. Poi si era detta questo é un segno: "mamma sono pronto a restare lontano da te: puoi andare, io resto con papà". Quella mamma aveva chiamato le amichette olandiche e  aveva detto loro "eccomi, arrivo, atterro a fine febbraio e corro da voi". Perché mi mancate da morire. Tre giorni memorabili di chiacchiere, complicità, in casa di una e dell'altra e poi in un albergo nel centro di Amsterdam, senza davvero il bisogno di mettere il naso fuori.

La meteo prevede pioggia per tutto il week end, ma a quella che verrà dal sud della Francia non importa neanche un po'. Pioverà fuori, sarà primavera tra i nostri racconti, nella gioia di essere tutte vicine di nuovo. Sarà bellissimo.


Sarà bellissimo e anche un po' pericoloso. Da molti mesi quella mamma viaggia su un terreno di emancipazione, se non proprio di guarigione dalla nostalgia. Questi due giorni saranno bellissimi, ma sarà durissimo quando finiranno. Saranno un richimino alla malinconia, a quel senso che, non c'é niente da fare, é proprio cosi': é di grieving. Per la vita di prima, che quella mamma riprenderebbe subito, senza troppi rimpianti nel lasciare le cose di oggi. Oggi quella mamma sa di essere a metà percorso: ci aveva messo 3 anni ad adorare la vita nel paesello medievale. Non l'aveva sempre adorata. Adesso é a metà cammino e per quanto sia duro deve avere fiducia.

Intanto si  incammina verso la gare de Lyon a farsi tanto bene e poi tanto tanto male.

06 April 2014

La torta di compleanno

Il chercheur mi prendeva in giro. E in parte era anche infastidito.
Quanto la fai difficile. Dobbiamo proprio fare una festa di compleanno? E poi devi proprio fare la torta canonica di compleanno? Che te frega? Non puoi fare la torta che fai sempre e buona lì?

Passeranno alla storia alcune battute tra me e lui alla vigilia della festa, in cui passavo in rassegna quello che avrei preparato, come avrei disposto il tavolo, i palloncini che avrei gonfiato. A lui imploravo un po' di collaborazione nell'intrattenere i bambini. Lui che fa sempre lo schivo, lo scocciato, poi arrivano i bimbi e sono tutti attaccati alle sue gonnelle. Lui che -poi, solo poi- pare felice, ma prima deve fare quello tenebroso e difficile. E io a volte sono stanca di non avere supporto in anticipo, anche se poi, quando arriva il dunque, è un supporto eccezionale, bisogna dirlo.Ma prima, finisce che chiedo, un po' in ansia...
Chercher, ti va di organizzare qualche gioco? 
MI aiuterai a gonfiare i palloncini? 
Che dici mettiamo il materassone gonfiabile qui, magari ci saltano sopra?
Ed il chercheur, preoccupato: Non vorrei si divertissero troppo...


Nei giorni precedenti mi guardava sperimentare, scuotendo il capo. Io mi davo pena:
 Riuscirò facilemente a tagliare la torta? Lei ci riusciva.
Cosa ci metto in mezzo? Tra il bisogno di ricongiungermi e quello di distinguere, provo con delle cose un po' pazze (e insensate, col senno di poi): gelato al cocco o yogurt? Alla fine è stato gelato di cocco!
Con cosa ricopro? E giù a provare due ricette simili ma diverse per la glassa, entrambe fatte in due varianti che ne avrebbero cambiato consistenza e colore.
Ricapitolando due glasse, due varianti, due farciture, per un totale di 8 glasse da sperimentare. Chiamiamola deformazione professionale....

Chè io la cooking crisis che mi divora ce l'ho mica per niente, ce l'ho perchè faccio un lavoro che mi tiene in ballo tra timer, forni, bagni maria, cappe, pentoline provette. L'avevo già detto un giorno di tanti anni fa, che evidentemente stavo ovulando, vedendo come è andata poi...
Io mica c'ho voglia di ricominciare daccapo anche a casa. Che poi secondo me tutti i genitori che si prendono la responsabilità di nutrire un piccolo, se poi si mettono persino in testa che sarà svezzato senza l'intervbento di nessuna pappina industriale (se non quella prodotta in quantità industriali ma in casa) un attimo di rigetto al pensiero di cucinare ce l'hanno. Eccome se ce l'hanno, nevvero?
Però per la torta di compleanno m'è scattata la passione.  E le competenze da scienziata sperimentatrice veterana le ho applicate con amore e gioia.



Poi quando è arrivato il giorno di infornare la vera torta,non si era più in fase di ricerca e sperimentazione, si faceva sul serio ed io ero molto concentrata, di un nervosismo positivo. Il chercheur mi ronzava intorno bofonchiando infastidito e allora ho cercato di spiegarglielo. CHe mi ricordo che mia madre quando eravamo piccoli ci faceva queste torte di compleanno, di pan di spagna, tagliato a metà, dentro non mi ricordo che ci metteva, sopra una glassa burrosa e zuccherosa al contempo e poi le fragole e le banane tagliate fini. Una cosa un po' artificiosa, strampalata. Ma fatta con tanto amore, quello ne sono certa. Ricordo le foto di un mio compleanno con quella torta sul tavolo. Che poi invece chissà magari era la prima e unica volta che fece una torta tanto fatta bene. Non so, non ricordo. Insomma per me questa torta di compleanno era un po' un cercare un contatto con Lei. Strampalato, forse inutile, non c'è che dire, ma che per favore si togliesse dai piedi.




 
Poi è arrivato il momento degli ospiti. Le preoccupazioni su scenari di inferno che avevamo vissuto altrove e temevo come la peste si sono dimostrate infondate. Almeno fino ad un certo punto cruciale... Avevo deciso molto saggiamente di eliminare tutti i giocattoli dotati di ruote: macchinine, trenini, camion, trattori, moto e biciclette, che alla fin fine sono quelli per cui quei piccoletti si accapigliano sempre. Ho lasciato peluche, bamboline, mi pare i lego, ma non ricordo più. COme a dire se volete giocare vi inventate qualcosa di nuovo e alternativo. La cosa ha funzionato
Il controllo positivo (deformazione professionale) si è manifestato all'apertura dei regali. Uno dei quali era un pomposissimo garage per le macchinine (che non abbiamo ancora montato) e 6 bellissime macchinine annesse. Si è scatenato il putiferio!!! Finchè con abili mosse siamo riusciti a distogliere l'attenzione e a farle sparire. La calma è stata ripristinata.




Dopo un po' il chercheur (quello che poi è eccezionale) è andato a prendere il materassone e tutti e 5 i bimbi ci hanno saltato tantissimo su e fatto le capriole. Poi a fine serata ci si sono sdraiati sopra e gli ho letto un libro che hanno molto apprezzato. E' stato proprio un bel momento!



La Torta
Magnifica nelle sue imperfezioni, bellissima e per me commovente.

Stiamo andando alla terza festa di compleanno, quella del bimbo morsicatore. Dopo 2 mesi dalla torta di compleanno, è ora di pubblicare questo post, che ci sia di buon augurio!!!

05 April 2014

la bamboccia

Dice che è come se l'adulta si portasse appresso quella bimba di 4 anni.
Quella stessa bimba che aveva davanti agli occhi cose difficili da capire e nessuno mai neanche ci provava a spiegargliele. Nessuno, così almeno pare alla lei adulta, si abbassò mai a guardarla negli occhi a darle una qualche spiegazione. 

Fu così che un giorno, doveva avere 9 anni, come riesce ad evincere da alcuni elementi incrociati, la maestra Silvia, che era buona come il pane, dolce come il miele e soffriva di terribili emicranie, teneva in grembo Saria Corbata (nome di fantasia). Dovette accadere che la bamboccia, che non aveva più quattro anni, ma che già da diversi viveva in un mutismo di spiegazioni, chiedesse alla maestra d essere presa in grembo a sua volta. Silvia pane e miele disse alla bimba di portare pazienza chè Saria era molto triste perchè suo padre era via per lavoro.

Il padre della bambina novenne, che chissà se già da allora si portava appresso una bamboccetta più piccola, era via per lavoro, esattamente nei giorni di questa storia. In quel periodo, e lo fece per nove mesi, stava in trasferta per tre settimane e poi tornava a casa per una. Ai tempi la bamboccia aveva un rapporto tenero con suo padre, doveva essere molto triste.

Nonostante avesse le stesse motivazioni di Saria per essere coccolata, la bimba si chiuse in un mutismo assoluto, lei e la sua sofferenza, pensando che era una grande ingiustizia.


L'adulta ha dimenticato quasi tutto della vita precedente al suo primissimo espatrio. Quando tutta la famiglia e la bimba di ormai 10 anni seguirono il padre in trasferta. La lontananza dai luoghi e dalle persone non ha rinnovato i ricordi, non li ha tenuti vivi. Eppure il viso di Silvia di miele e Saria Corbata, novenne anch'essa, capelli biondi dritti, labbra sottili,  sono intarsiati nella sua memoria. Non che l'episodio possa aver rappresentato quel grande trauma, per lo meno rispetto ad altre cose, che deve aver rimosso, non c'è altra spiegazione. Perchè ricordarsi proprio di quell'abbraccio negato?


Dice che ora in tutte le relazioni, la bimba di quattro anni prende il sopravvento e vorrebbe essere consolata, un po' come quella volta. Quella bambina che non capiva cosa stava succedendo, eppure per solidarietà  con le persone che amava, e per emulazione, taceva il suo soffrire.

Quella bambina ha messo un muro tra sè e gli altri impedendo a tutti di entrare davvero. Quella bambina è rimasta in attesa che qualcuno la vada a salvare.


Dice, l'ultima matrioska, che l'adulta deve trovare il modo di consolare quella bimba piccola. Il fatto è che ad ascoltare il suo pianto si direbbe che sia inconsolabile.

camminando per il centro di Montepello, questa mattina, in tanti si sono imbattutti in una donna molto triste, che portava stretta in braccio una bimba piccola  in lacrime.