04 May 2013

NO di Carla Rueda o del *Mamma* inteso come oggetto di ricerca

E quindi, come mi avete detto, tanti, tutti i bambini alle prime armi con le parole dicono mamma a tutto e tutti...

In effetti anche il mio piccolo ha cominciato a dirlo a vanvera. Poi però questa parola ha preso ad indirizzarsi verso due entità precise, ma non in tutte le circostanze. Io resto sempre mamma, mentre papà resta per lo più papà, ma diventa mamma quando è lontano, ma in avvicinamento. Quando Pistacchio lo cerca.

La prima esclamazione al chercheur che fa capolino dalla porta al ritorno dal lavoro è Maaammaaa! O quando Pistacchio gioca e sente il chercheur tossire nell'altra stanza.  Io credo che sia a causa di un bellissimo librino. Può essere che mi sbagli e dopo tutto da quando ha cominciato a farlo, da quando ho avuto la folgorazione, da quand ho scritto la prima parte di questo post, ad ora... Pistacchio e il suo linguaggio hanno proseguito la loro evoluzione. 

Ma c'è stato un momento in cui giurerei che Pistacchio chiamava il  chercheur mamma a causa di questo libro qui. Un librino che, tra l'altro, mi sta preparando a qualcosa che è ancora più grande di me...



NO di Carla Rueda

da qui

E' la storia di un orsetto insieme alla sua mamma. Comincia a nevicare e loro camminano, camminano verso la tana dove passeranno (o dovrei dire dovrebbero passare) l'inverno.


Sono un po' tormentata: è lecito lo spoiler dei libri per bimbini? Forse no. Fermo restando che le illustrazioni sono molto belle, con un gioco di lucidi e opachi per rendere l'idea della neve che cade, e che il libro vale la pena vederlo anche per quelle...  Io il librino ve lo racconto, se non volete saperlo, saltate più giù. Altrimenti sapevatelo...










*** SPOILER ***
Mamma orsa e l'orsetto si incamminano verso la tana, lei continua a dirgli che è ora di dormire, che l'inverno sarà duro, che farà molto freddo, che cadrà molta neve e potrebbe arrivare una bufera. Invece il piccolo trova mille scuse. Che la neve gli piace un sacco, che lui ha le sue noci, che se arriva la bufera sarà persino divertente.

La mamma allora va nella tana, mentre invece l'orsetto se ne va in giro a giocare, fa un pupazzo di neve, le capriole, finchè... arriva la bufera preannunciata dalla saggia Mamma orsa. 
[ E qui Pistacchio bfuu bfuu (come fa la bufera?)...  ]
E allora l'orsetto si spaventa, ma proprio tanto,  e comincia a cercare...

Maaammaaa?

e poi a chiamare più forte

Maaammaaa!!

[ E Pistacchio chiama insieme all'orsetto, partecipe della sua sventura. Con le vocali lunghe, cantilenanti.  Con lo stesso maaaammaaa con cui chiama il chercheur che torna dal lavoro o me che torno dal supermercato. Quasi mamma fosse appunto non già la mamma in sè, ma l'entità da cercare ]

L'orsetto spaventato alla fine ritrova la mamma nella tana ad aspettarlo e le dice: Mamma ho deciso di farti compagnia, l'inverno sarà lungo, ti sentirai sola senza di me...

Si fanno tante coccole. 

E dormirono tutti felici e contenti.


Ecco però a me al primo impatto mi è venuta un po' l'orticaria sull'ultima pagina.  
Ma perchè, o tu scrittice di librini per bambini, hai fatto dire all'orsetto questa bugia? Non mi davo pace.

*** FINE SPOILER ***









Il libro infatti finisce in un modo che io ho sgranato gli occhi, poi li ho strizzati e forte ho protestato ma NO, proprio come il titolo. Ma perchè? In sostanza finisce con una menzogna. L'orsetto alla fine fa il figo e dice alla mamma una menzogna che a me pareva molto brutta. E terribile mi pareva tutto il gioco retto da un libro dalle illustrazioni bellissime e vincitore del  premio Nati per leggere 2012. Mi son cascate le braccia. Ma come? Facciamo passare ai bambini questo messaggio? Ma perchè?

Ho cercato nel web una spiegazione. Il libro ha vinto dei premi, qualcuno ne avrà parlato, a qualcuno sarà venuto il mio stesso brivido?
Un'interpretazione l'ho trovata qui:

(...) finale intelligente, in cui all’orsetto è concessa una resa con l’onore delle armi. 
Ovvero, fuor di metafora, quando un bambino, che ha tenuto il punto fino a quel momento, cede, merita che la sua non sia una resa, ma una dignitosa tregua, preludio di nuovi, e salutari, tira e molla, che, a quanto pare, non finiscono certo con l’infanzia.

Mi viene in mente quando ci si prepara per un colloquio di lavoro e quelle domande difficili. Qual'è il tuo peggior difetto? E tutti lì a cercare il difetto che invece paia un pregio.
E' quello che alla fine fa anche questo libro. Prende quel che sarebbe semplicemente una brutta cosa: la testardaggine dei bambini -e anche mentire alla fine- e guarda al rovescio della medaglia: quella dell'orsetto è tenacia, signori. 
La cosa mi ha totalmento spiazzato. 




Alla fine l'ho capito il messaggio. E ora che l'ho capito mi pare di una chiarezza disarmante. Un po' come quando si fissano quei quadri che all'apparenza sono ghirigori disordinati, ma poi salta fuori un disegno tridimensionale, nitido.
La sfida ai  propri limiti è una cosa seria, ancora più importante di una verità o una menzogna.



Questi pensieri sono dedicati all'amatissima zia Cri, che *ci* ha regalato il libro, ma non so se si aspettava tante riflessioni al riguardo.

9 comments:

  1. Ciao! Bellissimo suggerimento e ti ringrazio anche dell'analisi, non conosco il libro ma per esperienza diretta il parallelismo tra i terrible two e gli adolescenti lo faccio ogni giorno, quindi questo sembra il libro perfetto anche per noi!

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    1. I terrible two ci spaventano molto. Ci sentiamo come atleti che si preparano alla grande prova. Scaldiamo i muscoli, ci sciogliamo, in attesa. Poi però non è che veramente qualcuno dirà "via". Ogni tanto scappa un tantrum e noi a dirci eccoco là. Ma, come ogni fase bimbinesca, nasce sfumata in mezzo allo sfondo. Stiamo all'erta, ma con serenità.

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  2. Mi hai fatto ricordare che ad una lettura animata ad alta voce di un libro simile, D. che credo avesse 14/15 mesi, si mise a piangere dal tanto che si era immedesimato nel libro!

    Grazie per le tue riflessioni, sono molto profonde.
    Mi trovo molto bene qui da te!

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    1. Robin sei molto carina. Come mi scalda il cuore sentirmelo dire, ti ringrazio. Sai cosa? Che finalmente anche io comincio a stare bene qui da me :)

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  3. Ma tu dove ti eri nascosta!? Perchè io ho seguito per mesi blog di mamme, quilting e cucina ignorando la tua esistenza? "Mammmaaaaa!" Chiamerei anch'io a questo punto quotando il tuo bel bambino.
    Aggiungo che la resa con l'onore delle armi è diventata un punto ricorrente nella mia esperienza con la mia tenace e volitiva cinquenne. In fondo è importante che loro sentano e sappiano che avevamo ragione, pretendere pure che lo riconoscano può essere troppo...!

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    1. eh Why? Ero davvero nascosta, in attesa, non ero pronta. Neanche a te, mi sa. Ti assicuro che non c'era momento migliore per incontrarci :)
      Questa storia della resa all'onore delle armi era un concetto per me un po' alieno. E' ancora un po' ostico, devo dire, per me che considero valori importanti l'umiltà e il riconoscere quando si sbaglia. Soprattutto che sbagliare -come avere torto- non è un dramma. L'importante è prendersi le proprie responsabilità. Mi rendo però conto grazie al librino che devo mettermi in discussione. O per lo meno assicurarmi che il mio non diventi una sorta di assolutismo e accettare le fasi che verranno nel percorso educativo. Non si può puntare subito a tutto questo.

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  4. La dignitosa resa è fondamentale per gli equilibri del bambino e non solo, direi! Mi piace molto l'idea del libro e anche la tua riflessione, se penso a mio figlio non potremmo vivere senza questo genere di "trucchetti", in qualche modo è menzogna ma se serve a creare una buona abitudine senza troppe battaglie ... io non dico no :)

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    1. Si ora ho capito. Però per me è stata una sorta di shock e ancora devo ringraziare la mia amica per avermi indirizzato su questa strada. Regalo azzeccatissimo, non so quanto consapevolmente, glielo devo chiedere di nuovo. L'ho già tormentata parecchio sul libro :D

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  5. molto catino!
    Squabus, se ti va di partecipare all'appuntamento serale della #letturadellabuonanotte... io son contenta... ci aggiorniamo tramite tag su twitter e facebook!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova