10 December 2006

La non-casa










Ho lasciato sgocciolare il tempo nella speranza di non accorgermene. Dormire, cazzeggiare all'infinito, cucinare, girar bancarelle al mercato, mangiare cose fresche, dio che fame di cose fresche ho avuto in questi giorni.
E l'esigenza di affamarmi d'aria. Correre annusando il mare, nuotare respirando cloro, pedalare verso il castello. Camminare, anni che non camminavo tanto, col culo ormai attaccato a quella sella.
Tutto pur di sfuggire al mostro che mi mangiava dentro.

E far finta di niente
Andare alla biblioteca a riportare l'ultimo libro. Ma poi prenderne un altro.
Pedalare lenta lenta sul lungomare, cadere buffa, buffissima, cercare intorno qualcuno con cui riderci sopra. Tutti seri, signorina s'è fatta male?
E' devastante lasciare un posto dove si è stati molto bene, duro lasciare un luogo dove si è stati così così. Ma fa male anche chiudere con questa città dove non sono stata poi granchè.
Solo, già, nostalgia del mare.

Il confine tra vivere qui ed andarsene è maledettamente sfocato, ieri qui ci abitavi davvero, oggi sei sommerso di scatole e tutto è sotto sopra...

E detestare gli scatoloni.
Senza un posto, casa, dove andare.


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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova